lunedì 14 novembre 2016

Ehi giovani, svegliatevi!!!

"...Siate tutto quello che potete essere... usate la testa...fate del vostro meglio...non statevene lì senza reagire...alzatevi e fate la vostra parte...dite le cose come stanno...fate quello che va fatto...vivete normalmente...non svicolate...date tutto quello che avete da dare...siate coerenti...fate seguire i fatti alle parole...colpite nel segno...prendetevi le vostre responsabilità...ed infine lasciate qualcosa di memorabile..." 

          
 

domenica 28 agosto 2016

L'estate sta finendo...

.... e un anno se ne va, ...sto diventando grande": questo motivo musicale dei Righeira di tanti anni fa ritorna per me sempre attuale in questi giorni di fine agosto in cui compio gli anni, gli ombrelloni cominciano a sparire e i gabbiani ritornano in città, e tutti noi cominciamo a ritornare alla nostra quotidianità. Tutto sembra lo stesso copione: con la nostalgia della spensieratezza al sole ed al mare, la testa cerca di ricollegarsi alle problematiche lavorative, gli impegni familiari ci ricordano i tempi da rincorrere, anche il campionato di calcio è già iniziato. Come dicevo prima, "tutto sembra lo stesso", ma purtroppo non è così: in una mattinata di questa fine estate la Natura ci ha ricordati ancora una volta quanto sia pericoloso non rispettarla, ed il mio pensiero non può non andare a quelle popolazioni di Amatrice ed Accumuli che l'altra mattina sono state colpite dal terribile terremoto che ha spazzato via vite umane e case, sogni e speranze di tanti nostri fratelli. E per molti di loro, in un attimo, gli ultimi scampoli di ferie si sono trasformati in un vero incubo...
                   
 

domenica 12 giugno 2016

Giorno per giorno

Mi piace stasera riportare a sbalzo alcune frasi tratte dal brano, intitolato come questo post, scritto da Facchinetti tantissimi anni fa e che suggeriscono molte riflessioni in cui mi rivedo....
                   
Giorno per giorno... ho imparato ad avere pazienza....ho imparato la vita a memoria...come un libro di storia dei tempi di scuola...ho imparato il mio bene e il mio male...seguo il vento aspettando la sera...inventiamo altre ore se il tempo non basta...e ogni giorno mi sveglio che va tutto meglio...non faccio paura e non faccio domande...un minuto di sole basta a scaldarmi...sto imparando a combattere ancora...a puntare i miei occhi negli occhi del mondo...a esser dentro le cose che stanno cambiando...in poche parole, sono un uomo normale...giorno per giorno...ogni prossimo giorno... (cit.)

sabato 28 maggio 2016

Il riassunto come esercizio

Leggendo un post in un blog di un personaggio famoso mi sono ritrovato a riflettere su un esercizio importante e sempre presente nella mia istruzione scolastica: il riassunto. È da un po' di tempo che noto nei compiti assegnati ai ragazzi più o meno piccoli ma comunque in età scolastica la mancanza  del riassunto, e mi chiedo: come si fa a perdere quell'importante esercizio che serve ai più giovani per sviluppare da adulti il loro senso di sintesi? perché in vista della loro preparazione alla vita la scuola trascura questo metodo fondamentale? 
Sintetizzare, possibilmente in un limitato numero di parole, è fondamentale per capire e poi far capire all’insegnante quanto e cosa si è capito di un argomento. Il riassunto va inteso come esercizio di igiene mentale, una spremuta salutare di pensiero: suggerire un compito a casa del genere è utile ad ogni età, capire il significato di un argomento e trarne il succo, rileggere e togliere ogni vocabolo non indispensabile, perché a volte tutto ciò che non è indispensabile non solo è superfluo ma risulta spesso dannoso (un po' quello che faccio io nei miei post). Ma se la scuola se ne dimentica, dall'altro lato mi conforta che i ragazzi di oggi conoscono, forse più di noi, l'importanza della rapidità di comunicazione, il peso dei vocaboli e le abbreviazioni: una parola sbagliata su whatsapp può rovinare una serata, un'amicizia o un amore....

mercoledì 25 maggio 2016

Regimental, le righe che fanno l’uomo elegante

Tutto ebbe origine il 4 luglio 1845 a Londra presso il Blenheim Hotel in Bond Street, durante il pranzo tenuto dopo il match annuale di cricket sostenuto dalla squadra della Harrow School contro quella di Eton; pranzo al quale parteciparono quattro studenti di Cambridge, che decisero di dar vita a un club che nelle loro intenzioni avrebbe dovuto promuovere lo spirito del cricket amatoriale.
Il club, che ebbe il nome I Zingari e che non ebbe mai un campo di gioco proprio divenne ben presto il più forte del XIX secolo.
I colori scelti per il nuovo club, che apparvero subito sul caratteristico berrettino usato dai giocatori – una specie di zucchetto dotato di una piccola visiera – furono il nero, il rosso e l’oro, che simboleggiavano il motto adottato dal club «Out of darkness, through fire, into light» ovvero «Fuori dalle tenebre, attraverso il fuoco, nella luce».
Pian piano questi colori furono adottati anche per il blazer e per il nastro che avvolgeva il classico boater – la nostra cara vecchia “paglietta” – indossati dai membri del club durante gli incontri e costituirono così il primo esempio in assoluto di quelle che sarebbero in seguito divenute le School Ties, a loro volta genitrici delle cravatte regimental.
Siamo così giunti al 1880, anno in cui apparve quasi per caso la prima School Tie, la cravatta scolastica: i membri del club di regate dell’Exeter College di Oxford tolsero infatti il nastro rosso e nero, i colori del college, che ornava il boater e lo annodarono al collo a mo’ di cravatta lunga. Quando tutti gli studenti del college indossarono questa cravatta, i cui colori sono ancora oggi gli stessi, nacque la moderna cravatta scolastica e da quel momento vi fu un fiorire di cravatte scolastiche, di club e di squadre di atletica tanto che alcune scuole ne adottarono addirittura diverse per i gradi e le specializzazioni degli alunni e per i laureati.
Questo tipo di cravatta riscosse man mano un enorme successo tra gli appartenenti della middle-class vittoriana cosicché in breve tempo non vi fu associazione civile o sportiva o club di gentiluomini che non ebbe la propria cravatta con i colori sociali.
L’esercito britannico non fu ovviamente da meno, differenziando i vari reggimenti ne soppresse il colore distintivo che ognuno di essi portava con orgoglio da secoli sul colletto e sulle manopole della giubba, sostituendoli con soli tre colori che ne indicavano ora l’origine territoriale: il bianco per i reparti inglesi e gallesi, il giallo per i reparti scozzesi e il verde per i reparti irlandesi, ai quali si aggiunse il blu per le Guardie e per i reggimenti Reali, quelli per intenderci il cui nome era preceduto dai titoli Royal, King’s, Queen’s o Prince of Wales’s Own. Nacquero finalmente quelle che noi conosciamo col nome di Regimental Ties, sulle quali trovarono posto il colore di fondo dell’uniforme, quello delle mostreggiature, quello dei bottoni o di altri riferimenti alle tradizioni reggimentali, conquistati in tre secoli di guerre sui campi di battaglia di tutto il mondo.
Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale la cravatta regimental assunse un tale potere e prestigio da far dire a Bruce Boyer, storico americano della moda, che quella fu un’epoca in cui, in Inghilterra, incontrando qualcuno «non gli si doveva stringere la mano prima di aver verificato i colori della sua cravatta».
In realtà tale prestigio è sopravvissuto fino a oggi – anche se da qualche decennio, per poterle acquistare, non occorre più esibire le prove di appartenenza a quel tale reggimento come avveniva in passato – e quindi nel visitare le isole britanniche, per evitare imbarazzanti situazioni, non è consigliabile indossare i colori e le strisce di una organizzazione alla quale non si appartiene: nonostante il loro proverbiale humour, gli inglesi non scherzano affatto sulle proprie tradizioni.
A rafforzare l’attenzione riservata alle regimental, se ancora ce ne fosse bisogno, concorre il Principe del Galles, icona dell’eleganza maschile, che indossa abitualmente, a rotazione, le cravatte dei tanti reggimenti ai quali appartiene. Come abbiamo avuto modo di sottolineare oggi la vendita delle cravatte regimental è stata “liberalizzata” e chiunque ne può acquistare una direttamente in Inghilterra oppure in rete rivolgendosi ai numerosi siti che le vendono: le uniche rimaste inaccessibili sono quelle appartenenti ai Clubs privati, soprattutto quelli londinesi, riservate esclusivamente ai soci.
              
   

domenica 22 maggio 2016

Ciò accade a Peggio Calabria

Leggo sui social e sulle testate locali della soppressione di un toro (dalle foto mi sembra un vitello) assassinato con 7 colpi di pistola dopo essere stato chiuso in un angolo di un cortile del Consiglio Regionale (secondo loro, lontano da occhi indiscreti) e soprattutto dopo averlo rincorso giocando alla corrida per le vie della città. Ci sono dei corpi statali preposti al controllo di queste emergenze che avrebbero dovuto addormentarlo a maggior ragione dopo averlo condotto in un luogo lontano dalla popolazione. Credo che possa essere stata una trovata di qualcuno che ha liberato un toro per protesta o per dimostrazione, e la risposta delle istituzioni è stata quella di dover dare un segnale uccidendolo, tipico delle dinamiche mafiose cui troppo spesso stiamo assistendo. Significativo anche il luogo dell'agguato: la sede di un ambiente politico, come per dire "a casa mia faccio quello che voglio". Non è fantascienza... siamo a PEGGIO CALABRIA!!!


domenica 15 maggio 2016

Lagavulin, un amore a primo assaggio

Tra i distillati che preferisco una menzione particolare va ad un eccezionale whisky torbato: il Lagavulin 16 years old. La felice terra Scozzese ha differenti zone di produzione e questo whisky proviene dalla piccola isola di Islay, situata al largo della costa occidentale della Scozia. I whisky di Islay sono i più torbati dell’intera produzione, con distinte note iodate e, talvolta, medicinali. La distilleria Lagavulin, situata in una stupenda baia e vicina a quella del “cugino” Laphroaig, è operativa dal 1816 e vanta pochi imbottigliamenti, tutti di elevata qualità: il nome significa "il mulino della piccola valle".  Personalmente questo whisky mi ha abbagliato. Non nascondo che è uno dei miei preferiti oltre ad essere il primo Single Malt che incontrai diversi anni fa. Fu amore a primo assaggio, un sodalizio continuato negli anni dato che posso dire di averlo degustato in infinite occasioni. Tuttora lo bevo con frequenza,  anche se i miei assaggi sono caratterizzati da eccessiva moderazione. Odore salmastro e di alga marina. Fumoso  e torbato, con una punta di vaniglia e un sottile velo di dolcezza, all’olfatto comunica sensazioni uniche. Fumo e torba molto evidente, irrinunciabile, invadono poi anche il palato. E’ elegante, sottile, pervade chi lo assapora in un’estasi di potenza. Successivamente si colgono note più dolci, come marmellata d’arancia, sherry e un retrogusto salmastro, iodato.                       
                             
Accanto al classico 16 y.o. e al 12 y.o rilasciato annualmente, esiste anche un altro whisky: il Distiller’s Edition. Questa espressione è considerata unanimamente una delle migliori al mondo come whisky con finishing in botti di vino. Nel caso specifico, per il Lagavulin Distiller’s Edition vengono impiegate botti di Sherry Pedro Ximenez. Sostanzialmente si tratta di un malto base di 16 anni che subisce un ulteriore affinamento per alcuni mesi. Le Distiller’s Edition esistono anche per altri Classic Malts Diageo quali Oban, Cragganmore, Talisker, Dalwhinnie, Clynelish e Caol Ila. L’affinamento avviene sempre in botti attentamente selezionate e, ogni distilleria, impiega quelle del tipo di vino che ritiene più appropriato. Il Distiller's Edition non è “puro” come il 12 o suadente come il 16 y.o. ma, piuttosto, sembra un connubio dei due: da un lato si rinviene una torba molto elegante, una fumosità delicata e un delizioso profumo di brezza marina, dall’altra frutta matura come melone giallo e frutti rossi ben integrati. Dimostra di essere notevole, con la torba che si evolve e cresce con il passare dei minuti, venendo accompagnata da un substrato dolce. Le note sherried si attenuano in favore del malto classico e possente di Lagavulin: lungo e intenso con fumo da camino spento, bacon, pepe e frutta matura quali arance e melone. Sublime!

mercoledì 4 maggio 2016

" 'NTA 'STU PAISI 'NC'ESTI SULU 'A PIRIA "

Tra le citazioni riportate in questo blog non poteva mancare la poesia dialettale di Nicola Giunta, un poeta reggino degli anni passati che descriveva con grande dovizia di particolari, pregi e difetti la società e l'ambiente in cui viveva....
              

'Nta 'stu paisi 'nc'esti sulu 'a piria,
'a strufuttenza fissa, a 'grandi bboria;
n'ta 'stu paisi cunta sulu a 'mbiria,
pirciò non sunnu tutti chi cicoria...

Erba nana ed amara, erba pirduta:
senza mâ provi, 'a ggiùrichi â viruta;
e cca, sarbu a carcunu di ll'affritti,
su' tutti storti ammanicati ddritti!

Nani su' iddi e vonnu a tutti nani;
nci vannu terra terra, peri e mmani;
e, pâ malignità bbrutta e superba,
cca non crisci chi erba, erba, erba...

Arburi?... Si ccarcunu 'ndi sciurisci,
'nci minunu petrati non mmi crisci...
Arburi, nenti!, comu all'âtri baandi,
ch'unu s'asciala chi mmì viri randi!...
Ambatula tu fai.. Rresti cu 'ngagghiu...
Si senti sempri chi 'nc'è fetu d'agghiu...
Cca 'a fortuna non varda a ccu' s'annaca,
ma passa ammenzu all'erba mi 'nci caca...

Paisi d'erba i ventu' e non di pianti:
va facitila a 'n culu tutti quanti!
Si 'nc'esti 'nu cartellu aundi rici:
“Sti 'ggenti tra di iddi su' nnimici!”

Nimici i cui? Oh, frabbica di storti!
Sunnu sulu nimici da so' sorti!
Nimici d'iddi stessi pi ppuntiggiu,
e i cchiù fissa dû mundu sunnu a Rriggiu!

(Nicola Giunta)

domenica 1 maggio 2016

Bacc'ademia al suo decollo

Sono passati quasi due anni da quando un gruppo di quattro amici, dopo un corso di avvicinamento al vino, decisero di costituire una associazione culturale di degustazione enogastronomica denominata Bacc'ademia.
            
         
 E da lì partirono una serie di incontri abbastanza ristretti in location improvvisate che, a parte deliziare i palati con degustazioni di vini eccellenti e accompagnamenti prelibati, ha visto accrescere il numero dei partecipanti a beneficio di un aumento del livello di confronto enogastronomico e di un maggiore proliferare di relazioni sane e sincere: lo scopo dell'iniziativa si stava dunque concretizzando.
Nel corso di queste esperienze abbiamo degustato vini di cantine eccellenti, fra questi una menzione particolare ai veneti della Valpolicella o ai Piemontesi passando dai conosciutissimi Toscani, senza disdegnare i nostri Calabresi o Siciliani, così come Pugliesi ed Abruzzesi. Ognuna delle serate prevedeva una degustazione a tema: come dimenticare gli ottimi Amaroni assaggiati, quello della Cantina Zeni fu il primo, poi Allegrini, Tommasi, Grassi, Bertani, Masi e Quintarelli; oppure i vari Nebbiolo, Barbera, Barbaresco e Barolo; gli eccellenti distillati, i passiti o le famose bollicine, italiane e francesi?
Alcuni di noi abbiamo intrapreso anche un corretto approfondimento della materia con il corso Sommelier AIS, altri abbiamo visitato cantine e vigneti, tutti ci siamo enormemente appassionati.
Da quei primi momenti, grazie anche ai social, Bacc'ademia si è fatta conoscere, ha partecipato ad alcuni eventi, comincia ad essere una bella realtà nel panorama dell'approfondimento  enogastronomico, tutto ciò senza dimenticare gli obiettivi prefissati e quindi di continuare ad essere un piacevole circolo in cui poter soddisfare le curiosità e i piaceri di tutti noi singoli appassionati. Negli ultimi tempi abbiamo organizzato eventi allargati alle famiglie per poter godere appieno di questi momenti di condivisione, ma di questo ne riparlerò più avanti....

giovedì 21 aprile 2016

CoerenteMente social...

                       

Obiettivo di qualunque blog o iniziativa simile è quello di comunicare con gli altri, manifestare il proprio pensiero condividendolo e magari confrontandolo. Ed in un periodo in cui tutto è social, il modo migliore per far conoscere il proprio blog, e quindi le proprie opinioni e riflessioni, non poteva essere quello di rimanere fuori da quel contesto social per eccellenza che è Facebook: da qui parte dunque la nostra avventura e condivisione della pagina CoerenteMente. Una iniziativa che nulla toglie, anzi, cammina di pari passo e promuove le attività finora espresse dal nostro blog. E mi piace chiamarlo "nostro", perché la finalità di chi scrive è quella di rendere partecipi tutti i lettori degli argomenti trattati coinvolgendoli ad esprimere anche il loro punto di vista, e magari in tal senso la  pagina Facebook è più veloce e diretta. 
Ad Maiora...

mercoledì 20 aprile 2016

Il vero maestro...

...assume i sentimenti di un padre.
La voce del maestro non è come il cibo, che diminuisce al crescere dei commensali, bensì come il sole, che elargisce a tutti la medesima luce e il medesimo calore; lo stesso vale per il grammatico: qualora disserti sul modo di parlare, chiarisca questioni particolari, esponga delle storie o commenti poesia, a imparare saranno tanti quanti ascolteranno. (...) Verso di loro, dunque, assuma anzitutto i sentimenti di un padre, e sia convinto di prendere il posto di quanti gli affidano i figli. Egli non abbia vizi e non li ammetta negli altri. La sua serietà non assuma i tratti della cupezza e la sua affabilità non sia sguaiata, affinché a causa della prima non gli venga antipatia e a causa della seconda scarso rispetto. Parli senza risparmio di ciò che è onesto e di ciò che è bene: quanto più spesso ammonirà, tanto più raramente punirà. Si adiri il meno possibile, ma non finga di non vedere i difetti da correggere, sia semplice nelle spiegazioni, resistente alla fatica, assiduo ma non eccessivo. Risponda di buon grado a chi gli fa domande, di sua iniziativa interroghi chi non gliene pone.
(Marco Fabio Quintiliano)

lunedì 4 aprile 2016

London is....London

                               
Sappiamo bene quanto Londra sia una città meravigliosa, piena di tantissime attrazioni e posti da visitare, ma soprattutto sempre all’avanguardia. Non sapevamo però che è anche la prima destinazione al mondo per i viaggiatori di tutto il mondo. Il sole non sempre premia quindi, se consideriamo che subito dopo Londra in classifica troviamo città come Roma, Istanbul, Marrakech e Parigi. Ma perché Londra è la preferita da milioni di turisti in tutto il mondo? Ecco alcuni dei motivi che fanno della capitale inglese la meta principale di chi ama viaggiare. Anche se spesso viene descritta come una città grigia e piovosa, spesso il cielo di Londra regala spettacoli di colori tutti da ammirare. Eccone una prova. Londra poi è sempre una città all’avanguardia dicevamo, dove le mode arrivano prima, anzi è proprio qui che nascono le tendenze principali in fatto di moda, musica, cibo e tanto altro ancora che poi fanno il giro del mondo. Se non ci siete mai stati allora, approfittate per un week end di primavera per visitarla. Concedetevi un giro sul Tamigi per ammirare il Big Ben, il Tower Bridge e la Torre di Londra, o per fare dello shopping a Carnaby Street o a Regent Street. E non dimenticate i musei: a Londra potete visitare infatti il British Museum, la National Gallery, il Tate Modern e tanti altri ancora. Per non parlare di Buckingham Palace e dei giardini della Regina, di Piccadilly o Trafalgar Square, Soho e Covent Garden, fino a quartieri particolari come Notting Hill e Portobello Road, o il lussuoso Chelsea e il caratteristico Camden... Insomma, da non annoiarsi...

Londra poi è sempre una città all’avanguardia dicevamo, dove le mode arrivano prima, anzi è proprio qui che nascono le tendenze principali in fatto di moda, musica, cibo e tanto altro ancora che poi fanno il giro del mondo.Se non ci siete mai stati allora, approfittate per un week end di primavera per visitarla. Concedetevi un giro sul Tamigi per ammirare il Big Ben e la Torre di Londra, o per fare dello shopping a Carnaby Street. E non dimenticate i musei. A Londra potete visitare infatti il British Museum, la National Gallery il Tate Modern e tanti altri ancora.


venerdì 1 aprile 2016

Rolex e Louis Vuitton, icone di lusso


Rolex 
è il sinonimo, nel mondo orologiaio, di qualità, funzionalità, perfezione tecnica ed estetica, associate ad orologi di lusso, dotati di un valore inestimabile con il passare degli anni. Simbolo per eccellenza nel quale si riconoscono i collezionisti di gioielli ed orologi, costituiscono dei veri e propri prodotti di culto, per gli amanti dello sfarzo e dell’assoluta eleganza.

Le collezioni sono davvero numerose, alcune con orologi limited edition – estremamente costosi e ricercati – altri prodotti continuativamente nel corso degli anni, perché simbolo di intere generazioni ed oggetti di vero e proprio culto. Tutti gli oggetti marchiati Rolex sono contraddistinti per l’assoluta qualità e garanzia di lunga durata nel tempo. I costi sono naturalmente elevati, perché ogni singolo orologio è realizzato con la massima precisione e cura, per non lasciare nulla di intentato. Le tecniche di lavorazione sono tra le più innovative, così come i meccanismi interni sono realizzati e testati con tecniche di assoluta avanguardia. L’aspetto estetico esteriore, poi, è di quelli che lasciano il segno. A prima vista un accessorio Rolex entusiasma per la finezza e per il pregio assoluto dei materiali con cui è realizzato. Aspetto estetico ed eccellente qualità sono il binomio vincente su cui punta la famosissima e celebrata azienda di orologi svizzeri.

                                     

Tra i numerosi orologi di nicchia prodotti da Rolex, alcuni meritano una menzione speciale, poiché simbolo dell’epoca in cui sono stati prodotti, ed emblema dell’azienda svizzera nel mondo. Da segnalare sono pertanto orologi sportivi come il Rolex Daytona – dal valore di mercato altissimo – disponibile nella versione argentata ed in quella nera; il Rolex Datejust, sia femminile che maschile, disponibile con diversi quadranti e cinturini; simbolo di eleganza e raffinatezza, si ispira agli orologi prodotti negli anni ’70 ed ’80. Submariner è poi un orologio sportivo, ma caratterizzato da un’estetica talmente elegante, da poter essere adattato con diversi tipi di abbigliamento, da quello casual a quello più elegante e ricercato: per le più disparate occasioni d’uso. La qualità tecnica è comprovata dalla particolare caratteristica water proof dell’orologio, che può essere utilizzato – senza rischi – anche a profondità molto elevate.

Trattando di icone della moda, come non citare la casa francese che risponde al nome di Louis Vuitton? Molti fra i marchi concorrenti hanno saputo dare alla luce creazioni capaci di resistere al tempo ed alla continua mutazione delle tendenze stagionali; nonostante i risultati ottimali, ancora oggi nessuno è in grado di attestare un traguardo come quello raggiunto da Louis Vuitton, il cui successo è determinato in particolar modo da un delicato fattore: l’inesorabilità del tempo che scorre, la quale tuttavia non può nulla contro l’immortalità della quale le creazioni di Louis Vuitton godono.

                                 

Valigie ed articoli di pelletteria, scarpe e foulard, e molto altro ancora. Tuttavia, l’articolo che da sempre è riuscito ad affermarsi sugli altri grazie all’incessante richiesta da parte dei consumatori equivale alle borse. Ciascuna delle borse commercializzata dalla rinomata casa francese vanta una propria storia, un percorso edificato con grande attenzione per il dettaglio ed un’innata fedeltà nei confronti della tradizione. Numerosi modelli tra quelli attualmente disponibili hanno compiuto un lungo tragitto per giungere fino ai giorni nostri, ed il risultato che ne consegue è semplicemente inattaccabile.

Molte persone hanno ripetutamente tentato di copiare le borse prodotte da Louis Vuitton; a questi si aggiunge un considerevole numero di stilisti che tutt’oggi si ingegna per migliorare questi accessori, il tutto mediante l’inserimento di un piccolo tratto identificativo. Checché se ne dica, ciascuna delle borse attribuibili alla maison francese  stimola il desiderio di ogni donna, e ultimamente anche degli uomini: la perfezione di questi accessori attira con persistenza il pubblico, femminile o maschile, il quale, indipendentemente dalla proprie possibilità, è disposto a fare qualunque cosa pur di ottenere un oggetto di tale prestigio.

Questo incessante fenomeno può essere esplicato con poche semplici parole: la borsa Speedy. La versione tradizionale, con la famosa stampa Monogram, fu venduta per la prima volta nel 1932, e da allora nulla ha saputo arrestarne l’ascesa. I continui tentativi di migliorarla non hanno saputo eguagliare l’originale: le fashion victim più accanite continuano a prediligere Speedy nella sua forma di partenza. Quale che sia il prezzo di questo accessorio, ai sostenitori della moda non importa affatto; il rinomato bauletto di Louis Vuitton merita comunque tutta la considerazione possibile, e questa riconoscenza verrà attribuita allo stesso ancora per molto, moltissimo tempo.

giovedì 3 marzo 2016

Il dentista nell'antichità

"Quando i denti cominciano a tentennare, per una botta o un altro incidente, devono essere fissati con filo d’oro a un dente ben fermo", raccomandava il medico romano Celso, che solo in casi estremi consigliava l’estrazione. Se i denti marcivano o facevano troppo male e quindi occorreva, per forza, toglierli si sostituivano con denti d’avorio o addirittura realizzati attraverso la lavorazione di denti animali. Le otturazioni infatti non venivano eseguite. Sin dal tempo delle leggi delle Dodici Tavole nell’antica Roma vigeva il divieto di inserire nei sepolcri oggetti d’oro. Unica eccezione per quelle che potremmo chiamare le "dentiere", i fili d’oro che si adoperavano, appunto, per fissare i denti. Il lavoro del proprio dentista, insomma, pur essendo d’oro, poteva accompagnare il morto nel suo viaggio ultraterreno. Dalle tombe romane, tuttavia, non sono giunti moltissimi scheletri con capsule d’oro o dentiere. La spiegazione potrebbe essere semplice: forse i nostri progenitori – che non conoscevano lo zucchero e dolcificavano il loro cibo con il miele – ebbero in media denti molti più sani di noi. I Romani impararono le tecniche di intervento sui denti dagli Etruschi, che già nel VII sec. a.C. sapevano realizzare ponti e stabilizzare denti vacillanti con i fili d’oro. Questo perché nell’odontoiatria gli Etruschi misero in pratica tutta la loro incontrastata abilità di orafi. Sono giunti sino a noi teschi con protesi dentarie la cui accurata fattura riesce a stupire i moderni dentisti. 
                                   
Al Museo Nazionale di Tarquinia ad esempio sono presenti ancora due protesi dentarie eseguite con l’ausilio di una sottile lamina d’oro. La prima è costituita da una cerchiatura che racchiude tre denti dell’arcata superiore, mentre la seconda protesi, molto più complessa, unisce alla fascia principale quattro elementi saldati al suo interno a formare cinque cellette in cui collocare i denti. In questi due casi la protesi dovevano servire a rendere saldi dei denti indebolitisi a causa di malattie o con l’avanzare dell’età. Non mancano però esemplari in cui venivano sostituiti denti mancanti. Questi ultimi non potevano, naturalmente, essere estratti a cadaveri, visto il rispetto che gli Etruschi portavano ai loro defunti, quindi erano in prevalenza ricavati da denti animali, per lo più di bue o di vitello, sagomati in modo da adattarsi perfettamente alla bocca del paziente. Nel caso di un’altra protesi tarquiniese andata perduta, il dentista aveva rimpiazzato due incisivi con un unico dente bovino inciso nel mezzo e limato nella parte superiore per adattarsi alla gengiva, bloccato da due perni. Anche in questa occasione, la protesi era stata legata ai denti superstiti mediante una fascia d’oro.

"I miei appunti di vita..."

Cari miei lettori,
gli ultimi post, come riporta il virgolettato in basso che richiama la provenienza degli stessi, fanno parte di un manoscritto da me prodotto negli anni scorsi e mai portato in stampa.
Ho deciso di riportare quelle mie riflessioni su questo blog, e d'ora in poi riproporrò altri post tratti dagli stessi scritti.
Il blog "CoerenteMente" credo sia il posto giusto dove condividere i miei pensieri, anche quelli rimasti intrappolati in un blocco di appunti, con l'augurio che un giorno possa concretizzarsi quel progetto editoriale che da anni ci stuzzica.
     
                        
Buona continuazione di lettura...

domenica 21 febbraio 2016

C'era una volta...


Molti di noi sono nati negli anni sessanta e settanta. A ben pensarci è difficile credere che siamo sopravvissuti bene fino ad oggi.
Da bambini andavamo in macchina senza cinture di sicurezza e senza airbag... E viaggiare nel cassone posteriore di un pick-up, in un pomeriggio torrido, era un regalo speciale.
I flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure particolari e bevevamo l'acqua dalla canna di un giardino, non da una bottiglia: che orrore!!!
Andavamo in bicicletta o in motorino senza usare un casco. Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri "carri giocattolo ": ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede. E dopo numerosi incidenti, imparavamo a risolvere il problema.... noi da soli!!!!
Uscivamo da casa al mattino e giocavamo tutto il giorno; i nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, nonostante ciò sapevano che non eravamo in pericolo.
Non esistevano i cellulari. Incredibile!!!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti... e non c'erano mai denunce, erano soltanto incidenti, nessuno ne aveva la colpa. Ti ricordi degli incidenti? Pianti e poi risate...
Avevamo delle liti, a volte dei lividi. E anche se ci facevamo male e a volte piangevamo, passavano presto; la maggior parte delle volte senza che i nostri genitori sapessero mai.
Mangiavamo dolci in abbondanza, pane con moltissimo burro e marmellata, bevande piene di zucchero... ma nessuno di noi si preoccupava della poca genuinità o del proprio peso corporeo. Ci dividevamo una Fanta con altri quattro amici, dalla stessa bottiglia, e nessuno si ammalò a causa dei germi. Ci sanguinavano le ginocchia ma continuavamo a correre, a inseguire e calciare un pallone.
Ci mancavano gli smartphone, la playstation, il Nintendo o altri videogiochi. Non avevamo TV satellitare, dvd, nè PC, tablet o internet, ma avevamo semplicemente degli amici. Non li ritrovavamo su Facebook o Twitter, ma uscivamo da casa e li andavamo a trovare. Andavamo, in bici o a piedi, a casa loro, suonavamo il campanello e passavamo pomeriggi interi insieme. Ci scambiavamo le figurine Panini o inventavamo passatempi.
Tutto questo da soli!!! Nel mondo freddo e crudele! Senza controllo! Col solo permesso per poter uscire di casa!! Ma come siamo sopravvissuti?!
Ci inventavamo dei giochi con bastoni o sassi, giocavamo con vermi e animaletti vari, e, malgrado le avvertenze dei genitori, nessuno tolse un occhio ad un altro con un ramo e i nostri stomaci non si riempirono di vermi. 
Le nostre iniziative, tante, erano tutte nostre. E le conseguenze, pure. Nessuno si nascondeva dietro l'altro. L'idea che i nostri genitori ci avrebbero difeso se trasgredivamo una regola neanche ci sfiorava: loro ti mettevano direttamente e anche duramente in castigo e nessuno li denunciava per questo. 
Non avevamo tutto e subito, ma dovevamo sudare le nostre piccole vittorie. E le nostre vite non sono state rovinate perché non abbiamo avuto tutto ciò che in un determinato momento desideravamo ardentemente.
Questa generazione ha prodotto molti inventori, amanti del rischio e ottimi risolutori di problemi: negli ultimi anni infatti c'è stata una incredibile esplosione di innovazioni e nuove idee. Avevamo libertà, insuccessi, successi e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli... spesso da soli.
Molti di noi siamo venuti avanti in questo modo è abbiamo avuto la fortuna di crescere prima che il progresso e la cosiddetta civiltà influenzassero le nostre vite, i nostri ragionamenti e la nostra educazione.
Questi erano quei tempi, oggi ce ne sono altri... e non per forza è detto che siano peggiori!!!

Tratto da "I miei appunti di vita..." di C.M.

venerdì 19 febbraio 2016

Essere liberi e positivi

Io mi sento nato libero, godo in ogni momento di questa consapevolezza, e penso con tristezza a quegli individui o popoli interi che sono costretti e privati di quel bene e diritto universale.
Credo molto nell'affermazione  che ognuno sia artefice del proprio destino, ma solo se ci riferisce ad un contesto normale, e non tutti nascono in un contesto normale.
In ogni caso credo che chi sta bene con se stesso, e vuole stare bene, ha tutte le carte in regola per poterci riuscire; chi invece si compiange e sta male, e non fa nulla per non nascondersi dietro le proprie sofferenze, anzi se ne crea delle altre fittizie, non fa altro che ingigantire i più piccoli problemi ed è l'artefice della sua "sorte sfortunata".
Fa bene ogni tanto meditare su chi è veramente sfortunato e fa di tutto per vivere felice.
È bello poter sognare di raggiungere il punto dove la terra trova il mare, e l'onda chiara spazza dal cuore tutti i pensieri e le malinconie.

Tratto da "I miei appunti di vita..." di C.M.

mercoledì 13 gennaio 2016

Il vostro sorriso merita la qualità, diffidate delle cure low-cost

Complice la crisi degli ultimi anni, gli italiani, soprattutto nelle grandi città, stanno andando sempre più di rado in uno studio dentistico rinomato, sia per visite di controllo che per veri e propri interventi. La salute è un bene primario, e sicuramente non può essere messa da parte. Ecco perché è importante scegliere professionisti che offrano un ottimo servizio a prezzi non esagerati. Nello stesso tempo, è bene rifuggire da medici dentisti che propongono una fascia di prezzo troppo bassa rispetto alle tariffe standard.

Non cedete all’illusione delle cliniche straniere, specie dell’est, che promettono sorrisi smaglianti in cambio di pochi Euro. Ricordate che l’ipotetico risparmio non farà altro che aumentare esponenzialmente il denaro che dovrete poi investire per riparare i danni arrecati ai vostri denti. In questi centri, spesso abusivi, ma che sicuramente non hanno la pressione fiscale dei nostri professionisti, non vi è la garanzia del rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie, senza contare il fatto che non sarete coperti da alcuna assicurazione. Meglio orientarsi su cliniche odontoiatriche certificate, nei centri d’eccellenza d’Italia.

Siate sempre oculati nella scelta dello studio dentistico, e diffidate da chi vi promette un risultato perfetto, in poco tempo e con una piccola spesa. Esistono infatti degli specifici protocolli che stabiliscono i tempi necessari per ogni trattamento, così come la sua entità economica, che dipenderà non solo dal compenso del dentista, ma anche dalla qualità dei materiali utilizzati. Fatevi stilare un  preventivo dettagliato e preciso, e informatevi su tutti gli aspetti delle varie cure.

Non fatevi ingannare da proposte troppo basse: solitamente includono interventi ormai superati, eseguiti con attrezzature e materiale scadente. Rischierete solo danni alla salute dei denti e un risultato non duraturo nel tempo. Se non avete una disponibilità economica sufficiente, potete comunque chiedere un finanziamento ad un Istituto di credito e il pagamento rateizzato. Spendere la cifra adeguata si rivelerà un investimento a lungo termine, che salvaguarderà sia la vostra salute che il portafoglio, non dovendo metterci mano successivamente per riparare i danni fatti da un dentista molto economico ma non eccellente a livello professionale.


sabato 9 gennaio 2016

Bisogna saper scegliere gli amici

Scegliere gli amici significa sapersi mostrare loro come loro si mostrano a noi. Scegliere gli amici significa aprire delle porte della propria persona che saranno visitate con garbo e rispetto e diventare a propria volta dei custodi di altre porte.

Scegliere gli amici significa sentirsi in compagnia ma soli con se stessi, in quello stato di comunanza cameratesca che però rispecchia anche la serenità delle proprie mura domestiche.

“Essere oculati” ha così il sapore non di una selezione opportunistica ma esistenziale, dove l’oculatezza procede di pari passo con la costruzione di una comunità di animi affini, di sentimenti sinceri e privi di qualsiasi tipologia di mercati dei favori.

Essere oculati nello scegliere gli amici permette di farsi sorprendere da questi, per i loro gesti miracolosi, magnificenti anche nella più piccola rappresentazione.

mercoledì 6 gennaio 2016

Il piacere di una bevuta

Durante queste vacanze abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta circa le bottiglie da stappare e il cibo da ingurgitare. Tra tavolate pantagrueliche e abbuffate senza fine, in una delle poche occasioni avute di pausa (chiamiamola così) dai commensali mi sono ritagliato un momento tutto mio: e ho stappato una bottiglia della mia cantinetta personale che contiene per la maggiore vini della Valpolicella, ma senza scomodare il Re Amarone, il prescelto è stato un Valpolicella Superiore 2008 della cantina Roccolo Grassi. 



Ho fatto un abbinamento gastronomico semplicissimo: un pane di grano croccante, qualche fetta di filetto di capocollo, del gorgonzola stagionato, qualche assaggio di caprino e del sedano crudo.

Volevo che il cibo fosse un accompagnamento, tronfio anche dei ricordi delle libagioni trascorse, e godermi in santa pace la bevuta.

Il vino nel bicchiere è splendido, il suo rosso è rubino, chiaro, affascinante. Al naso hanno svettato i sentori di prugna, mora, mirtillo, con nuance di vaniglia e mineralità già percepibile all’olfatto, con un tocco di legnosità tipica del tabacco.
Una volta portato alla bocca si è presentata molto bene la gradazione alcolica, mai disturbante, e un bouquet composto, equilibrato. Ho sentito una nota di ciliegia matura che ha reso ancora più eterogenea la bevuta, che ha una buonissima acidità e si dimostra perfetto per riposare in cantina.

Con il pasto “frugale” si è accordato elegantemente, rendendo ogni pietanza un accompagnamento esaltante. Il vino è lungo al palato e appagante. Sorseggiare questo elegante Valpolicella è una bella esperienza che non solo appaga ma si lascia ricordare.
Una bottiglia da tenere pronta per momenti conviviali con amici amanti del vino ma anche per regalarsi qualche attenzione personale.