domenica 25 febbraio 2018

Potenza degli “aforismi”


Una battuta di Osar Wilde per superare un contrasto, una massima di Churchill per affermare la leadership; una frase di Walt Disney per vivacizzare un intervento. Molti grandi pensatori, nel corso dei secoli, hanno sintetizzato in poche parole degli insegnamenti divenuti aforismi; oggi conosciuti ed apprezzati, universalmente noti a tutti o quasi.
A molti personaggi spesso proprio ad un aforisma è legata la fama, presso la massa, di grandi pensatori o politici, come ad esempio l’ex presidente Usa Eisenhower, “Prendi il tuo compito sul serio, mai te stesso”; molti conoscono il grande filosofo Aristotele, pochi le sue opere quasi tutti la sua massima “Non possiamo cambiare il vento, ma possiamo dispiegare le vele nella giusta direzione”, discorso simile per lo scrittore Oscar Wilde secondo cui “Esperienza è il nome che ognuno dà ai propri errori”.
Queste massime, se ben utilizzate, possono aiutare chiunque nella vita di tutti i giorni.
L’aforisma è un “classico” cui quasi nessuno sa resistere quando parla davanti ad una platea, sia essa intima, di amici o colleghi, o più ampia, professionale o istituzionale. È un piccolo vezzo di narcisismo per far vedere che la nostra cultura è ampia, che al momento giusto sappiamo utilizzare la frase ad effetto.
Goethe, uno dei più assidui creatori di aforismi, suggerisce che «una raccolta di aneddoti e massime è, per l’uomo di mondo, il maggior tesoro, se impiega i primi nelle parti più convenienti del discorso e riesce a ricordarsi le seconde nel giusto momento».
Tanto più che quello di saper coniare, ma anche citare, gli aforismi più riusciti è un’abilità che offre anche vantaggi pratici, soprattutto sul lavoro, consentendo di fornire linee guida, stimoli o avvertimenti.
Con il tempo gli aforismi si sono evoluti, e così massime di filosofia o insegnamenti di vita, sono diventati consigli nel mondo del lavoro, poche taglienti parole ma più utili di molti manuali disponibili in commercio per far capire l’importanza per un’azienda dell’orientamento al mercato e della capacità di generare valore per il cliente, o per affermare con decisione un concetto in ambienti anche informali.

giovedì 22 febbraio 2018

"..il sogno..." - di Rocco Agostino

"Ad Est ho sognato il cielo per essere l'equilibrio,
Ad Ovest ho sognato il mare per essere il puro,
A Sud ho sognato il deserto per essere il sapiente,
A Nord ho sognato la terra per divorare la vita,
E il Vero mi ha donato una spada
e un mantello per regnare sul mondo.
E infine ho ucciso il drago e ho salito la scala,
Ma davanti allo specchio mi sono fermato,
in ginocchio sono stato in silenzio.
E attendo, aspetto fremente, vestito da cavaliere,
la mia ultima impresa
che mi consacrerà tra le stelle di Orione."



Un particolare ringraziamento al mio amico poeta Rocco Agostino per aver voluto condividere con me questi suoi versi inediti.

La buona educazione al tempo degli smartphone


Nei tempi passati la buona educazione era tenuta in forte considerazione: il galateo a tavola o il bon ton nelle varie occasioni era un obbligo che fosse osservato a dovere.
Oggi purtroppo tante regole vengono sistematicamente disattese: colpa dei tempi, della vita frenetica e soprattutto delle tecnologie che ci accompagnano durante la nostra quotidianità.
Tutti abbiamo un telefonino che ormai fa di tutto e di più, se vi guardate intorno vedrete la maggior parte delle persone con il naso incollato sullo schermo, per non parlare delle distrazioni che provoca sia in ambienti riservati sia in contesti informali dove suonerie di tutti i tipi, conversazioni ad alta voce e notifiche assillanti diventano una vera e propria forma di inquinamento acustico.
Certamente è arrivato il momento di rivedere il galateo ed aggiornarlo in funzione dei giorni nostri è delle tecnologie che ci accompagnano:
  • nei luoghi pubblici bisogna evitare le suonerie a tutto volume per non infastidire chi ci sta accanto e portarsi dietro un paio di auricolari.
  • quando qualcuno ci parla o siamo in compagnia è bene riporre lo smartphone
  • anche la vibrazione su una superficie come un tavolo può risultare fastidiosa, quindi occorre prestare attenzione
  • durante un pranzo o una cena è da evitare assolutamente di controllare il telefono in continuazione, e per resistere alla tentazione non poggiarlo sul tavolo
  • se proprio si deve usare il telefono, mentre si è a tavola o qualcuno ci parla, specifichiamo cosa stiamo facendo (ad esempio mandare un messaggio importante), scusiamoci e poi riponiamo il telefono
  • la privacy è sacrosanta, quindi evitiamo di sbandierare il telefono così che tutti, anche involontariamente, possano leggere. Lo stesso vale per le conversazioni, niente viva voce e niente urla
  • ed infine evitiamo di scattare continuamente foto di qualsiasi cosa.
Tutto ciò facile a dirsi è più difficile a farsi, ma almeno proviamoci.

lunedì 12 febbraio 2018

Alla base... la passione!

Di tanto in tanto, mi piace soffermarmi a tirare qualche somma, di quello che ho realizzato, di come ci sono arrivato, dei tempi che ho impiegato. 
Riflettendo sui tempi andati, faccio bilanci crudeli, in cui di fatto mi guardo in un ipotetico specchio e valuto le mie iniziative ed azioni: ritengo infatti che, al di la di quello che si pensa, per capire realmente cosa si è fatto, non c’è nulla di meglio di una sana autocritica.
Ripenso a momenti chiave, a scelte professionali fatte e non fatte con grande serenità e ad altre, invece, estremamente sofferte,  e traccio una linea di demarcazione tra di esse, per cercare di comprendere se davvero io sia felice. Il lavoro che svolgo quotidianamente mi piace e lo faccio con grande amore, dunque, tutto sommato, posso ritenermi soddisfatto, anche perché, in uno dei miei “viaggi” a ritroso nel tempo, molto spesso tento di ricordare il giorno in cui decisi di intraprendere la mia carriera. Ricordo che avevo varie possibilità di fronte a me, ma decisi di seguire la mia passione.
Passione, sì. Perché in fin dei conti reputo la vita troppo breve per essere infelici e dunque fare un mestiere che non avrei amato, avrebbe certamente minato la mia serenità. Magari avrei potuto guadagnare di più, o forse avrei ricevuto dei riconoscimenti importanti. Ma sarei stato ugualmente felice?
La risposta a questo interrogativo è fin troppo scontata. Tutto nasce dalle nostre passioni, dalle nostre esigenze, dal nostro Io più profondo. La vocazione non è roba che interessa solo chi sceglie il sacerdozio. Noi nasciamo con gusti ben precisi riguardo alla vita, a partire dall’alimentazione, fino ad arrivare alle cose più futili, ma se è vero che l’essere umano può vantare certamente la grande abilità di sapersi adattare alle più disparate situazioni, è altrettanto vero che comunque fare quello che ci piace e seguire maggiormente le nostre passioni è l’aspirazione di tutti noi.
Questo non significa che nella vita, a prescindere, tutto ci andrà bene e le difficoltà sono sempre dietro l’angolo. L’entusiasmo è una molla assai forte quando sembra che tutto vada storto: è una forza che ci spinge a non demordere e a ricordarci il motivo per il quale stiamo svolgendo un determinato tipo di lavoro. E la passione deve essere considerato il nostro punto di partenza. Mollare? Per cosa? Per una realtà che solo apparentemente potrebbe renderci felici, salvo poi accorgersi di essere diventati qualcosa di cui non andiamo fieri? No, meglio continuare a credere nei nostri sogni di bambini, meglio continuare a lottare per fare ciò che ci rende felici.
Nei momenti in cui ci sembra che ci cada il mondo addosso, ricordarsi del motivo per il quale si è deciso a fare una determinata scelta, aiuta certamente a non farsi prendere dallo sconforto. Nella vita tutto passa, l’importante è non far passare la vita, guardando gli altri che se la godono. Aggrappiamoci dunque tutti alle nostre passioni e proviamo a fidarci delle nostre scelte. Quando le tempeste saranno passate ci troveremmo a dover fare i conti con noi stessi e con la nostra stessa essenza.
Sono le passioni che rendono la vita più bella ed è seguendo quelle che siamo diventati ciò che volevamo.