martedì 31 agosto 2021

Senza la “pietra di volta” tutta la comunità cade

 Come può un sistema perfetto ammalarsi? Basta non rispettare i suoi principi e perseguirne altri, detto in altri termini: non riconoscere e scartare la “pietra di volta”, esaltando quegli stessi vizi che il sistema si prefigge di purificare: il potere, l’ego, la materialità e l’ignoranza che li genera. L’esaltazione della furbizia, l’inganno, il tradimento, l’infamia, il rancore, la vendetta e soprattutto gli interessi personali, prendendo il posto dei valori spirituali, hanno il potenziale di formare schiavi invece che uomini liberi e di buoni costumi. 

Per “marcare bene” occorre la massima coerenza verso ciò che si professa.

Metaforicamente, di fronte alla cancrena bisogna usare il bisturi per dividere la parte infetta da quella pura, non esiste alternativa se non si vuole giungere alla cancrena totale del sistema.

Quando una comunità diventa palesemente incoerente con i valori che la costituiscono, il principio della rigida obbedienza va sostituito con quello della libertà di cuore.

La giusta via la troviamo nella nostra interiorità, nei dettami della coscienza, nella pura verità, per questo servono “autocritica e rinnovamento della coscienza”.

“Chi ha orecchi ascolti”.

martedì 17 agosto 2021

L’arte di correre in discesa

 “Sono in questa vita da cinquant’anni, ne scruto l’enigma da quarantadue, e da trentacinque tengo un diario pieno di idee su come risolverlo. Appunti su successi e fallimenti, gioie e dolori, cose che mi hanno stupito o che mi hanno fatto ridere di cuore. Appunti su come essere sereno. Come stressarmi di meno. Come godermela. Come fare meno male a me stesso. Come diventare un brav’uomo. Come dare un significato alla mia vita. Come essere più io.” 



Green lights… Questo libro di Matthew McConaughey (Bruce Wayne in Batman, per intenderci…) oltre a rappresentarmi col titolo, l’arte di correre in discesa, mi ha fatto rivivere i miei quasi (tra una settimana) cinquant’anni di questa vita…

domenica 14 marzo 2021

Convenienza e dignità

 Il termine "convenienza" può essere usato secondo diverse accezioni, ma quella che più si addice ad un uomo libero e di buoni costumi non sarà mai quella che fa riferimento all'egoismo, al tornaconto materiale, sociale o economico, cioè quella invece di chi sceglie di appartenere al mondo degli animali furbi e "gobbi".

L'uomo elevato sarà sempre portato ad una forma di discernimento del proprio agire che si basa sia sulla logica sia sulla morale, in una visione universale di giustizia intrisa di divino.

" Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine" (De Hominis Dignitate).

Con il termine "dignità" ci si riferisce al valore intrinseco dell'esistenza umana che ogni uomo, in quanto persona, è consapevole di rappresentare nei propri principi morali, nella necessità di mantenerli liberamente per se stesso e per gli altri e di tutelarli nei confronti di chi non li rispetta.

Come tutti i beni immateriali, la dignità non è un bene trasferibile, ma è un valore intrasferibile, incondizionato, personale e privato di ogni persona.

La dignità, valore fondamentale di ogni uomo libero, si perde quando ci si lascia umiliare e boicottare in modo sistematico.

L'uomo dignitoso è dunque un uomo libero, colui che vuole essere se stesso, in linea con il proprio sentire morale ed ha la forza di resistere a qualunque ricatto morale o affettivo. 

L'uomo libero non potrà mai accettare i compromessi legati alla convenienza dei "gobbi".


(un ringraziamento all'amico fraterno Giampiero che ha condiviso questi concetti, tratti dalla raccolta "Il gobbo truffaldino")

domenica 7 febbraio 2021

Vi dirà...


Vi dirà che lui è il più bello, 

Vi dirà che tutti lo chiamano,

Vi dirà che tutti lo amano,

Vi dirà...

...che senza di lui non potrete vivere,

... che lui se ne andrà e voi lo rimpiangerete,

... che qualcuno si strapperà i capelli,

... che lui finora ha garantito per la vostra incolumità,

... che tutto quello che ha fatto lo ha fatto per voi.

Vi dirà che se lo seguirete sarete ricompensati,

forse Vi parlerà anche di salvezza eterna,

Vi dirà che un giorno siederete alla sua destra,

forse anche nel regno dei cieli,

Vi dirà che non dovete fare domande,

anche perché non ve lo consentirà,

dovete avere solo fede in lui. 

Vi dirà...

... che dopo di lui non ci sarà più nessuno,

... che abbandonerà un percorso per scelta sua,

perché non lo meritano,

Vi dirà che chi non lo segue è perduto,

Vi chiederà di fare una scelta.

Vi dirà...

Ma io Vi prego, non svegliatelo,

lasciatelo sognare,

assecondatelo, lo fa per voi,

Vi farà anche risparmiare,

forse Vi ammetterà di averci speso del suo per il vostro sogno,

ma il sogno è solo il suo, 

chi siete Voi per svegliarlo...???


(poesia tratta dalla raccolta su "Il gobbo truffaldino")

domenica 12 luglio 2020

Calabria, un’estate al sole...

Dopo un periodo travagliato, inaspettato e sconvolgente per l’emergenza sanitaria che ha coinvolto il mondo intero, ognuno di noi cerca di ritrovare quella normalità che non si immaginava mai di poter perdere. Ancora non completamente fuori da questa esperienza, mentre in altre parti del globo si sta combattendo quotidianamente contro questo terribile virus che ha fatto migliaia di vittime ovunque, per fortuna nella nostra terra, la Calabria, martoriata da tante altre piaghe sociali ed economiche, i danni sono stati limitati: un pò perché lontani dagli scali mondiali che a causa dei loro flussi sono stati più colpiti, un pò perché culturalmente più impauriti ci siamo chiusi nelle nostre case ed abbiamo rispettato rigorosamente le indicazioni del lockdown.
Già da un paio di mesi abbiamo ripreso con tutte le dovute precauzioni le nostre attività lavorative e, grazie a questo status più sicuro rispetto ad altre regioni italiane, siamo ripartiti col vantaggio di essere risultati una delle regioni meno colpite e più attente a contenere il contagio, con l’auspicio che questo possa darci una spinta in più a valorizzare quelle bellezze e caratteristiche che ci contraddistinguono. 
L’estate è la stagione più idonea per mettere in mostra le nostre eccellenze e, grazie anche al nostro carattere, alla nostra indole e alla nostra storia, abbiamo il dovere di farci trovare pronti in questo momento, per passare una bellissima estate al sole....


martedì 26 maggio 2020

Liberi di ripartire

È iniziata una nuova fase, quella della convivenza forzata col Coronavirus, quella in cui bisogna ripartire con un rischio calcolato da accettare. Molte serrande si sono rialzate, altre si rialzeranno a breve, alcune tarderanno a farlo, ma si spera possano farcela al più presto. Man mano ci stiamo riappropriando delle nostre vite.

Certo, nulla sarà più come prima: il necessario distanziamento sociale, le mascherine, insomma le norme che disciplinano questa fase ci fanno ancora stare in allarme, ma questo non deve fermarci nella nostra determinazione nel ripartire. Dobbiamo farlo, con intelligenza, ma dobbiamo farlo.

Per cui oggi ci sentiamo più felici di ieri, più liberi di poter prendere un caffè al bar pur senza stringere la mano all’amico che incontriamo dopo mesi. Ci sentiamo liberi di poter prendere l’auto e girare per le città, per le strade di campagna, solo per il piacere di farlo, senza dover spiegare o giustificare nulla con nessuno.

Facciamo tesoro di quanto successo per costruire un domani più solido e sereno, di modo che questi mesi che abbiamo trascorso chiusi in casa non siano stati vani e siano solo un ricordo, brutto, da mettere in un cassetto.

sabato 2 maggio 2020

Bagaladi, le mie origini

Circa 7 anni fa, scrissi un post La valle dell’olio su questo foglio stropicciato raccontando di Bagaladi, il paese che mi diede i natali, dove io ho trascorso la mia infanzia e dove mio padre mi parlava spesso dei  suoi genitori, i miei nonni che purtroppo io non ho mai conosciuto e che appartenevano a due delle famiglie più importanti del paese, i Misiano e i Pannuti. Rimanevo sempre affascinato da questi ricordi e quando qualche giorno addietro ho letto una descrizione storica molto accurata di Bagaladi su un sito della Sovraintendenza mi è presa la voglia di volerlo condividere e citare testualmente. Buona lettura.


“Immerso nel verde degli uliveti, Bagaladi è situato su una collina ai piedi del Monte Sant’Angelo, a circa 450 metri s.l.m., ed è una delle due porte di accesso al Parco Nazionale d’Aspromonte.
Gli storici locali avanzano l’ipotesi che il centro sia stato fondato dopo il X secolo, in considerazione del fatto che il territorio di Bagaladi, Valle Tuccio, ospitava, secondo quanto tramandato dalle fonti storiche, numerosi monasteri basiliani: la Badìa di San Teodoro in prossimità dell’attuale centro abitato; il Monastero di S. Angelo e quelli di S. Fantino e S. Michele.
Il borgo si adagia ai piedi di Monte Sant’Angelo, così chiamato per l’esistenza del monastero di San Michele Arcangelo, l’Archistratega. Nell’XI secolo il centro monastico, detto anche ta Kampa “i Campi”, era così importante da vantare il titolo di archimandritato.
Nella sua chiesa si conservarono, fino nel XVII secolo, le reliquie di San Gerasimo, un monaco morto nella valle il 25 Aprile 1180. Potrebbero provenire da questo edificio sia l’icona della Madonna con Bambino e San Gerasimo, sia la scultura di San Michele, (oggi custodite nella Fondazione del Piccolo Museo San Paolo di Reggio Calabria) databili, la prima tra Quattro e Cinquecento, e la seconda al XVII secolo. Dal Tardo Medioevo fino al 1806, Bagaladi fu compreso nel feudo di Amendolea.
Bagaladi conserva due pregevoli scultore marmoree: il gruppo dell’Annunciazione della Vergine, commissionato nel 1504 ad Antonello Gagini dal presbitero greco Iacopo Virducio ed un Crocifisso, riferibile molto probabilmente alla medesima bottega. Le opere furono trasportate nel 1908 dalla chiesa dell’Annunziata alla chiesa parrocchiale dedicata a San Teodoro, il santo guerriero che, insieme a San Giorgio e l’Arcangelo Michele, proteggevano i bizantini di Valle Tuccio dagli Arabi.
Il nome Bagaladi sembra derivare da Bagalà che con tutta probabilità era un cognome reggino (forse dall’arabo Baha’ Allah, “bellezza che viene da Dio”) con l’aggiunta del suffisso -adi, dal greco ades.
L’insediamento è di probabile origine araba.
Bagaladi ebbe un peso notevole in epoca normanna ed in epoca sveva, per una serie di privilegi feudali accordati.
Alcuni documenti del periodo normanno, confermano l’esistenza di possedimenti nella Vallata del Tuccio sin dal 1095 che successivamente furono donati all’Archimandrita del San Salvatore di Messina.
Nel secolo XIII gli Angioini annoverano la Vallata del Tuccio fra le sei signorie ecclesiastiche calabresi che diventò quindi feudo, compreso nella baronia di Guglielmo di Amendolea. In un secondo tempo il feudo passò agli Abenavoli e a Bernardino Martirano per essere poi acquistato dai Mendoza che nel 1624 lo vendettero ai Ruffo di Scilla i quali lo tennero fino all’eversione napoleonica del 1806.
Fra gli abitanti illustri di Bagaladi c’è il pittore Nunzio Bava, il maggiore esponente del verismo calabrese del Novecento. Tra le sue opere si annoverano quattro grandi composizioni d’arte sacra per la Cattedrale di Reggio Calabria; altre sue opere sono presenti nel Santuario di San Paolo, nella Chiesa del Carmine e nella Cattolica dei Greci di Reggio Calabria.
Camminando per le viuzze del borgo, che confluiscono tutte nella piazza centrale, incontriamo la chiesa di San Teodoro e della Santissima Annunziata, edificata nel 1933 in sostituzione delle due chiese distrutte dal terremoto del 1908. Essa custodisce al suo interno due opere: lo straordinario gruppo marmoreo dell’Annunciazione, realizzato nel 1504 da Antonello Gagini con il marmo bianco di Carrara e un crocifisso marmoreo del 1500. Rilevanti anche le antiche campane che pare siano state rinvenute tra le rovine di una delle laure dei santi eremiti di Valle Tuccio.
Da visitare anche Palazzo Pannuti, Palazzo Misiano, il centro storico e nei dintorni i mulini ad acqua, i frantoi e le case coloniche databili tra ‘700 e ‘800.
Fiore all’occhiello del borgo è l’antico Frantoio Iacopino oggi Porta del Parco Nazionale dell’Aspromonte, frantoio tra i più importanti della zona nonché il primo a utilizzare l’acqua come forza motrice. Totalmente ristrutturato, ospita oggi al suo interno il museo dell’olio, che custodisce un prezioso frantoio grimaldiano con ruota idraulica il cui funzionamento viene illustrato da un esperto.
Presso la Porta del Parco è disponibile un centro informazioni dove vi è la possibilità di scoprire i sentieri che portano alla scoperta dei ruderi degli antichi cenobi dei santi italo-greci.
Vi è inoltre una bottega artigiana dove si lavora la creta come da antica tradizione e dove si possono ammirare e acquistare prodotti fatti a mano.”