"Ci vorrebbe un amico"… cantava Antonello Venditti, ma "in questo mondo di ladri"… ci vorrebbe una guardia per ogni italiano, per ognuno di noi!
Siamo geneticamente… “maleducati”!!!
E la colpa non è certo di Silvio Berlusconi!
Il premier italiano altro non è che la massima espressione del suo popolo: un popolo che, non dimentichiamolo mai, lo ha eletto a capo del governo per quasi un ventennio!!!
Un popolo che dalla caduta dell’Impero Romano non si è mai ripreso ed è rimasto sempre 'sotto botta' dello straniero!
Se lasciati soli e senza alcun controllo, con qualcuno che sappia prendere in mano le redini della situazione, siamo capaci di arrivare a toccare davvero il fondo, financo a dilapidare l’eredità dei nostri padri: l’Unità d’Italia, la Democrazia, la Libertà, il Welfare!
Siamo rimasti tutti col grembiulino, il fiocco e il cestino... eterni scolaretti che quando la maestra si assenta per un attimo dalla classe si scatenano e, poi, non appena rientra in aula… tutti allineati e coperti!
Una cosa è certa, non siamo un popolo in grado di governarci autonomamente!
Siamo un popolo ‘maleducato’, afflitto da un enorme debito:
economico, politico, etico.
Il nostro ‘deficit di educazione civica’ è ancor più schiacciante del 'debito sovrano'!!!
Per ognuno di noi servirebbe un carabiniere, un finanziere, un vigile urbano!
Ma noi siamo 60milioni, e loro, “le guardie” - imboscati a parte - appena qualche migliaio!
Se lasciati soli, senza controllo, siamo capaci di gettare le cartacce in terra, di passare col semaforo rosso, di non rilasciare lo scontrino, di saltare la fila alle Poste, di rubare il dentifricio al supermercato… ma se c’è 'la guardia', qualcuno che vigila e controlla, bè, allora, ci trasformiamo in agnellini!
Siamo un popolo che non è cresciuto abbastanza e che alla prima occasione si divide e cambia cavallo. Ognuno di noi si rinchiude nel proprio orticello, 'secessionando' dal più debole, dal perdente, confidando così di potersela cavare per conto proprio, magari saltando sul carro del prossimo vincitore!!!
E’ pur vero che la nostra è una democrazia ancora troppo giovane e per questo fragile - veniamo dalle dominazioni austriache, francesi, borboniche e a tutt’oggi lo Stato Pontificio, gli Stati Uniti d’America, l’Europa e tra non molto i cinesi, ci tengono in pugno - ma è altrettanto vero che come popolo non abbiamo mai ‘osato’ crescere.
Siamo il popolo dei 'furbetti del quartierino', degli 'amici di merende', sempre pronti a scaricare le nostre colpe sul politico di turno che, guarda caso, nessuno ammette di aver mai voluto, né mai votato: Mussolini prima, Craxi-Andreotti-Forlani poi, Berlusconi oggi! E domani?
Come l’ebreo errante, aspettiamo ancora il Messia, l’uomo della provvidenza, l'uomo forte che ci tolga dai guai!
Chissà se cresceremo mai!? Chissà se saremo abbastanza ‘popolo’ da restare uniti e liberi, senza essere… ‘commissariati’!?
(Anonimo)
Opinione, cultura e stile di vita. Riflessioni coerenti per una efficace crescita personale. Appunti raccolti su un foglio di carta stropicciato ... on line ... il blog ufficiale di Carmine Misiano
venerdì 11 novembre 2011
"Il grido del gabbiano"
mercoledì 2 novembre 2011
Non si fa nulla da soli!
Come tutti sappiamo da sempre, non si fa nulla da soli.
Io non sono diverso dagli altri, sicuramente sono tra quelli che tirano il carro ma dipendo molto da quelli che vivono con me ogni giorno. Ci sono alcuni, comunque, di quelli che ci attraversano la vita e la rendono intensamente più ricca, piena di colore e gusto, che hanno un posto di rilievo: alcuni in particolare sono importanti per la loro cultura, altri per lo sprone fornito e molti per l'esempio. In ogni caso si tratta di miei amici o di persone vicine, che spesso mi piace ricordare. L'amicizia è qualcosa di sublime. Indipendentemente dalla frequenza con cui ci vediamo e frequentiamo, gli amici vivono in qualche modo sempre con noi. L'affetto delle persone care, e il ricordo di quelle che ci sono state accanto, va al di là di ogni possibile valore numerico. E, quando li ricordiamo, per qualche motivo, ci sembra di essere pervasi da una sensazione di calore e benessere.
Non siamo nè più nè meno che la somma dei segni che ci sono stati lasciati da persone che hanno avuto o ancora hanno un ruolo nella nostra vita!
Io non sono diverso dagli altri, sicuramente sono tra quelli che tirano il carro ma dipendo molto da quelli che vivono con me ogni giorno. Ci sono alcuni, comunque, di quelli che ci attraversano la vita e la rendono intensamente più ricca, piena di colore e gusto, che hanno un posto di rilievo: alcuni in particolare sono importanti per la loro cultura, altri per lo sprone fornito e molti per l'esempio. In ogni caso si tratta di miei amici o di persone vicine, che spesso mi piace ricordare. L'amicizia è qualcosa di sublime. Indipendentemente dalla frequenza con cui ci vediamo e frequentiamo, gli amici vivono in qualche modo sempre con noi. L'affetto delle persone care, e il ricordo di quelle che ci sono state accanto, va al di là di ogni possibile valore numerico. E, quando li ricordiamo, per qualche motivo, ci sembra di essere pervasi da una sensazione di calore e benessere.
Non siamo nè più nè meno che la somma dei segni che ci sono stati lasciati da persone che hanno avuto o ancora hanno un ruolo nella nostra vita!
sabato 11 giugno 2011
"La corsa dell'ultima estate" di Saverio Pazzano
E' con estremo piacere partecipare anche sul mio blog tutti i lettori della presentazione di questo meraviglioso libro. L'evento si svolgerà Lunedì 13 Giugno alle ore 19.00 alla libreria "Culture" di Reggio Calabria.
Qui si racconta un'estate che corre, alla velocità di un ragazzo che vuole diventare adulto. Per un errore al binario un uomo arriva da Napoli a Reggio Calabria, nei primi anni Cinquanta del secolo scorso. Nonno e nipote si tramandano l'eredità di questa confusione, una memoria antica e misteriosa che promette un buon futuro. In mezzo la saggezza dei pescatori, l'urgenza dell'amore, occhi che incantano, la chiamata della vita in un'età di costruzione.
E' una sfida faticosa diventare grandi, un'ostinata prova di libertà, uno sforzo nobile: occorre scegliere chi essere. E dove vivere.
Qui si racconta un'estate che corre, alla velocità di un ragazzo che vuole diventare adulto. Per un errore al binario un uomo arriva da Napoli a Reggio Calabria, nei primi anni Cinquanta del secolo scorso. Nonno e nipote si tramandano l'eredità di questa confusione, una memoria antica e misteriosa che promette un buon futuro. In mezzo la saggezza dei pescatori, l'urgenza dell'amore, occhi che incantano, la chiamata della vita in un'età di costruzione.
E' una sfida faticosa diventare grandi, un'ostinata prova di libertà, uno sforzo nobile: occorre scegliere chi essere. E dove vivere.
Il secondo tempo
Molti si chiederanno "perche' un nuovo blog?": beh, e' una domanda che mi sono posto anch'io quando ho pensato per la prima volta di costruirlo. Ne ho gia' fatti tre, con interessi ed argomenti diversi, in altri periodi della mia vita, non molto lontani ma con prospettive di vista diverse da oggi, erano pensieri in costruzione, messaggi rivolti ad altri obiettivi, con altro tipo di finalita'. Si scriveva di emozioni rampanti, di obiettivi da raggiungere, di soddisfazioni personali o professionali. Non voglio apparire come colui che ha raggiunto la propria maturita', credo che nella vita non si finisce mai di imparare, sicuramente alla soglia dei 40 anni, sento di intraprendere un nuovo periodo temporale della mia vita: come lo definirebbe qualcuno, un secondo tempo. E' con questa consapevolezza che ho intrapreso questa iniziativa, convinto di avere nuovi argomenti da trattare o gli stessi di un tempo ma con un punto di vista e riflessione diversi.
venerdì 10 giugno 2011
Un viaggio nel viaggio
L'esperienza del viaggio è qualcosa che sta tra la vita quotidiana, il nostro passato, e un desiderio di futuro che può contenere tante cose: speranze, intenti, aspettative, ma anche ricongiungimento con quell'Uno primordiale che abbiamo perduto. Il viaggio è un divenire fra la contingenza dell'oggi, il tempo mitico delle storie di ieri e l'epica del ritorno.
Il vero scopo di un viaggio dovrebbe essere sempre quello di cogliere lati nuovi e sorprendenti del mondo. Abituarsi ad essere liberi, acquisire l'elasticità mentale per analizzare poi meglio le situazioni e gli accadimenti quotidiani. Significa sporcarsi con il fango della vita, ma anche conquistare un pò del costrutto divino che ci offre l'inconosciuto.
Ogni tragitto, però, per essere davvero compiuto, deve contemplare anche un ritorno. Il ritorno è un desiderio di responsabilità, ma contiene anche quel sentimento pieno di inganno che è la nostalgia: illudersi di trovare al rientro le cose intatte. Per questo il ritorno può dirsi compiuto solo quando è stato sublimato e metabolizzato ciò che abbiamo incontrato di nuovo.
Il vero scopo di un viaggio dovrebbe essere sempre quello di cogliere lati nuovi e sorprendenti del mondo. Abituarsi ad essere liberi, acquisire l'elasticità mentale per analizzare poi meglio le situazioni e gli accadimenti quotidiani. Significa sporcarsi con il fango della vita, ma anche conquistare un pò del costrutto divino che ci offre l'inconosciuto.
Ogni tragitto, però, per essere davvero compiuto, deve contemplare anche un ritorno. Il ritorno è un desiderio di responsabilità, ma contiene anche quel sentimento pieno di inganno che è la nostalgia: illudersi di trovare al rientro le cose intatte. Per questo il ritorno può dirsi compiuto solo quando è stato sublimato e metabolizzato ciò che abbiamo incontrato di nuovo.
martedì 19 aprile 2011
I giovani ed il futuro dubbio
Oggi i giovani non vedono futuro, non hanno sbocchi, perchè è l'intero paese che non ne ha o ne ha pochissimi dopo oltre 20 anni di crescita pressochè nulla. Non è cresciuto adeguatamente il famoso Pil, ma soprattutto non sono cresciute abbastanza innovazione, infrastrutture, formazione, ...e chi più ne ha più ne metta. Siamo fermi a 20, forse 30 anni fa, mentre il mondo nel frattempo ha camminato intorno a noi, a volte ha addirittura corso. In tutto questo i giovani sono ulteriormente svantaggiati perchè sono l'anello più debole di un sistema immobile nel quale faticano ad entrare. Chi può permetterselo ed è in gamba va all'estero, questo sì, ma il problema è un altro: se non possiamo negare che i migliori vadano all'estero, non dobbiamo nemmeno tralasciare che lo fanno quasi nelle stesse proporzioni degli altri giovani europei, solo che noi in Italia non sappiamo attirare gli stranieri e quindi il saldo tra giovani che escono e che entrano nel nostro paese è negativo. E, aggiungo, il dato peggiora considerando che i nostri talentuosi espatriati difficilmente tornano. Quindi, piuttosto che preoccuparci dei giovani dotati che letteralmente volano via, cosa che in un economia globale è normale, dovremmo preoccuparci del ben poco appeal che l'Italia ha nei confronti dei giovani stranieri e dei nostri in fase di rientro, un capitale umano di cui avremmo tanto bisogno.
Cosa fare? Semplice: dobbiamo cambiare il paese, la nostra mentalità; si dovrebbe cominciare dalle piccole cose, per esempio responsabilizzazione e meritocrazia. Cominciamo a far dialogare il mondo della scuola/formazione con la società civile, le aziende e l'economia; colmiamo quello scollamento e quell'incomunicabilità tra questi ambiti, perchè solo così giovani e meno giovani avranno un futuro!
Cosa fare? Semplice: dobbiamo cambiare il paese, la nostra mentalità; si dovrebbe cominciare dalle piccole cose, per esempio responsabilizzazione e meritocrazia. Cominciamo a far dialogare il mondo della scuola/formazione con la società civile, le aziende e l'economia; colmiamo quello scollamento e quell'incomunicabilità tra questi ambiti, perchè solo così giovani e meno giovani avranno un futuro!
lunedì 11 aprile 2011
Liberi di essere...
Una bella sensazione: viaggiare in auto, con la musica ad alto volume, su strade che sembrano dirigersi verso un tramonto, in calde giornate, costeggiando spiagge soleggiate, bagnate da un mare ora calmo, ora impetuoso, o sotto la pioggia battente, a girare per le vie della città, con la mente che vaga da sola, assorta nei suoi pensieri, sensazioni difficili anche da spiegare, mentre tutto ciò che la circonda è solo una cornice di cose da contemplare per cercare di carpire, da ognuna di esse, l'essenza bella, di cose passate o fittizie, che ti fanno stare bene.
Sembrano belle scene di films americani, sulle strade di Los Angeles, di Miami, di New York, in cui la musica non è altro che la colonna sonora di una scena muta.
Ci sono momenti in cui essere da soli ed isolarsi fa stare bene e fa sentire la bellezza di essere liberi da ogni cosa, liberi di poter dire, fare, pensare...
Un bel concetto da approfondire, la libertà. Una cosa di cui ognuno di noi sente il bisogno, e che si apprezza sempre di più con l'aumentare delle esperienze viste e vissute giorno dopo giorno nelle nostre ed altrui esistenze.
Non sono discorsi filosofici, ma pensieri comuni che spesso passano inconsciamente nella mente di tante persone, ma che ogni tanto fanno soffermare a riflettere molti dei tanti.
Sembrano belle scene di films americani, sulle strade di Los Angeles, di Miami, di New York, in cui la musica non è altro che la colonna sonora di una scena muta.
Ci sono momenti in cui essere da soli ed isolarsi fa stare bene e fa sentire la bellezza di essere liberi da ogni cosa, liberi di poter dire, fare, pensare...
Un bel concetto da approfondire, la libertà. Una cosa di cui ognuno di noi sente il bisogno, e che si apprezza sempre di più con l'aumentare delle esperienze viste e vissute giorno dopo giorno nelle nostre ed altrui esistenze.
Non sono discorsi filosofici, ma pensieri comuni che spesso passano inconsciamente nella mente di tante persone, ma che ogni tanto fanno soffermare a riflettere molti dei tanti.
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